La storia delle missioni lunari troppo
perfette dal punto di vista tecnologico ...
I teorici del complotto asseriscono che è matematicamente impossibile, che 6 allunaggi su 7 siano avvenuti perfettamente e senza mai nessun genere d'incidente anche di minor conto. Infatti, continuano, la natura sta dalla parte dell'errore e se una cosa può andar male, ci andrà nel peggior momento possibile! Riassumendo le loro parole: se in una missione spaziale qualcuno non ci lascia la pelle, questa non può affatto considerarsi reale!
Nella realtà non raccontata dai teorici del complotto però, le cose andarono molto diversamente! Le missioni Apollo furono perseguitate da numerosi problemi tecnici, alcuni dei quali, misero a rischio la vita degli astronauti o le probabilità di allunaggio e ne caratterizzarono molto spesso la durata e lo svolgimento secondo i punti del programma.
Andiamo per ordine:
Partiamo della tanto discussa missione Apollo 1, che stando a quanto asserito dai Luna-complottisti, sarebbe stato il trampolino di lancio verso la "irrinunciabile" simulazione dell'intero programma. La NASA all'epoca, stava cercando di costruire (dal nulla) i mezzi per raggiungere la Luna e dato che i servizi segreti americani, riferivano che i russi stavano preparando anch'essi una missione lunare, accelerarono tremendamente il programma, by-passando (in maniera deplorevole va detto) questioni importanti quale la sicurezza dell'equipaggio. Proprio per questo il 27 gennaio del 1967, durante una normalissima prova sulla rampa di lancio, perirono in un incendio improvviso, i tre astronauti White, Chaffee e Grissom. Gli ingegneri della NASA a questo punto, (al contrario di quelli che credono che da qui partì il complotto), riuscirono ASCOLTANDO ANCHE I CONSIGLI DEGLI ASTRONAUTI (prima del tutto ignorati), a riprogettare la capsula Apollo, che fu collaudata in orbita terrestre durante la missione Apollo 7. Quest'ultima, al contrario di quello che credono i complottisti, forse fu l'unica missione a funzionare correttamente in tutte le sue fasi, data la maniacale premura (!) con cui era stata progettata per prevenire altri disastri.
Da Apollo 4 ad Apollo 7 la NASA collaudò con e senza equipaggio, tutti i vettori e le manovre che sarebbero servite a tornare dalla Luna, per assicurarsi che tutte le apparecchiature fossero testate e prive di inconvenienti tecnici, che avessero potuto comportare la perdita di un altro equipaggio.
Apollo 8 fu un'altra missione super-accelerata dalla pressioni del governo americano, che, preoccupato per gli sviluppi scientifici sovietici e afflitti da un LEM, che nelle officine di costruzione della Grumman, stava dando innumerevoli problemi tecnici, dovevano compiere alla svelta qualcosa di eclatante e aggiudicarsi un nuovo primato prima di essere nuovamente beffati dai Russi. Appunto per questo gli astronauti Lovell, Borman e Anders, furono lanciati verso la Luna nel Natale del 1968, dove con l'ormai collaudato (vedi Apollo 7) modulo di comando e servizio, riuscirono a circumnavigare la Luna, sperimentando le fasi di inserimento in traiettoria translunare, di inserimento in orbita lunare e le fasi di rientro a Terra. Fu collaudato per la prima volta con esseri umani a bordo il razzo Saturn V, che diede però alcuni problemi di stabilità durante il volo, tali però, da non pregiudicare la buona riuscita della missione.
Apollo 9 collaudò il LEM in orbita terrestre. Gli astronauti verificarono tutte le fasi del rendez-vous, necessarie per scendere e tornare dalla Luna. Esse sarebbero state un completo successo, se un numero abbastanza grande di cose non fossero andate per il verso sbagliato! Una di queste, fu il fatto che l'astronauta Schweickart, soffrì di nausea e vomito per l'intera durata delle operazioni, ritardando il programma e non consentendo così il completo collaudo di alcune operazioni esterne al modulo lunare.
Apollo 10 che andò alla Luna con lo scopo di collaudare la discesa e le manovre di soccorso da parte del CSM sino ad una quota dal suolo di 15 km, fu la prima missione in cui l'equipaggio del LEM rischiò di ammazzarsi! Infatti a pochi km dalla superficie lunare avrebbero dovuto secondo i piani, scaricare il modulo di discesa (quello con le quattro zampe dorate), per ricongiungersi con il modulo di comando, sceso a quella quota per simulare un'operazione di soccorso per avaria del LEM. Un interruttore lasciato inavvertitamente aperto dagli astronauti (come è possibile notare il computer dell’epoca non poteva controllare tutto!), fece sobbalzare tremendamente il LEM e rischiò di farlo precipitare sulla Luna. Prontamente, grazie al sangue freddo di Stafford e Cernan (che come tanti altri erano abituati alle situazioni di emergenza dato il loro passato di piloti collaudatori), il modulo di risalita riuscì a staccarsi da quello di discesa e l'equipaggio riuscì per un soffio a salvarsi.
Apollo 11 ebbe forse i più gravi incidenti dell'intero programma. Quando gli astronauti tentarono di scendere per la prima volta sul suolo lunare, a pochi minuti dall'atterraggio, Armstrong riferì a Aldrin, che i riferimenti visivi che si vedevano arrivare fuori dalle finestre (tanto per capire i crateri e le colline prese di riferimento nelle simulazioni a Terra), non arrivavano secondo i tempi stabiliti, quasi come se viaggiassero a velocità più sostenuta di quella che in realtà dovevano avere. Verificarono così con l'aiuto di Houston, l'avaria al radar di atterraggio, che si appurò in seguito, li aveva piantati in asso a causa di un guasto elettrico. Con preoccupazione estrema da parte dei controllori di volo di Houston, si era arrivati quasi al punto di abortire la missione. Purtroppo però, il carburante del modulo di discesa del LEM era sufficiente per un solo tentativo di atterraggio. Il punto previsto per l'allunaggio fu superato di gran lunga e gli astronauti si stavano dirigendo verso una zona brulla piena di rocce e crateri. Se non bastava questo, il computer di guida si piantò, protestando che esso non poteva eseguire tutti i comandi richiesti dalle operazioni di emergenza, che dovevano avere luogo. A quel punto, l'unica cosa da fare era impugnare i comandi manuali ed atterrare. Neil Armstrong si sostituì al pilota automatico e con solo il 2% di carburante (praticamente a secco), riuscì efficacemente a toccare il suolo lunare, allunando sul bordo di un profondo cratere.
Va detto poi, che quando i due astronauti scesero finalmente a camminare sulla superficie lunare, tentarono per un buon quarto d'ora, nell'imbarazzo della diretta televisiva, di piantare la bandiera americana nel terreno, che, essendo di origine lavica, sotto la polvere si presentava veramente duro. Alla fine riuscirono a malapena a stabilizzarla, proprio poco prima di essere messi in contatto con il presidente Nixon alla Casa Bianca.
Quando fu ora di partire dalla Luna invece, Aldrin si accorse che il motore a razzo che avrebbe dovuto riportarli in orbita e quindi a casa, era fuori uso per un guasto all'impianto elettrico. Un interruttore magneto-termico del circuito di risalita, era uscito di sede e non permetteva di armare i sistemi idraulici e la conseguente apertura delle valvole del carburante per l'accensione del motore. In poche parole lo stadio di risalita era in avaria. Dato che le riserve di ossigeno e d’energia elettrica del LEM non erano illimitate, i due astronauti lavorarono freneticamente per alcune ore, sotto i consigli di Houston, per ripristinare il funzionamento del razzo ed evitare di rimanere bloccati per sempre sulla Luna.
La ciliegina sulla torta fu che Aldrin e Armstrong una volta giunti sulla Terra e terminata la quarantena lunare, dichiararono ai giornalisti che l'accensione dello stadio di risalita del LEM aveva causato la caduta della bandiera americana piantata malamente sulla superficie lunare. A parte tutto questo, la missione, come dicono i teorici del complotto, è andata troppo bene per essere reale.
Apollo 12 avrebbe dovuto superare i problemi di allunaggio avuti con Apollo 11 ! Infatti dopo pochi minuti dal lancio, avvenuto nel bel mezzo di un temporale, Conrad riferì alla base, di aver udito una vibrazione tremenda al razzo (che in quel momento stava funzionando al massimo) e tutti i sistemi elettrici dell'Apollo avevano cessato inspiegabilmente di funzionare (il Saturn V era stato colpito da un fulmine, ma questo lo si appurò più tardi)! In poche parole il razzo che saliva a tutta birra nell'atmosfera, aveva deciso di andare dove voleva e gli astronauti avrebbero dovuto adattarsi! Probabilmente il razzo si sarebbe schiantato nell'oceano Atlantico dopo pochi minuti e gli astronauti con esso. Solo grazie ad un comando impartito da Terra (sotto consiglio dell'EECOM John Aaron al quadro di controllo di Houston), si riuscì a resettare il computer del modulo di comando e a far riprendere i sistemi elettrici e la navigazione! Quattro giorni dopo, il modulo lunare scese sulla Luna e se non fosse stato che un immensità di problemi tecnici ne caratterizzassero la durata, forse Apollo 12 sarebbe stata una missione perfetta! Gli astronauti infatti, rientrarono a Terra 10 ore prima di quanto previsto dal piano di volo! Un altro primato negativo, fu che Apollo 12, risultasse la missione con meno foto e video in assoluto. Una delle due Hasselblad-500EL in dotazione agli astronauti infatti, si guastò pochi minuti dopo l'allunaggio e la telecamera, smise di funzionare, proprio quando avrebbe dovuto filmare lo spiegamento della bandiera americana sul suolo lunare.
Apollo 13 come tutti sappiamo non atterrò mai sulla Luna a causa di un'esplosione a bordo, che, causata da un guasto elettrico al serbatoio di ossigeno n.2 del modulo di servizio (un cortocircuito alle serpentine di rimescolamento), proprio a 200.000 miglia dalla Terra, rischiò di uccidere gli astronauti! Se non altro però, riuscirono a circumnavigare la Luna. Sfortuna nella sfortuna, durante le fasi di lancio, il propulsore J2 centrale del secondo stadio del Saturn V, a pochi secondi dall'accensione, cessò inspiegabilmente di funzionare e compromise la spinta che avrebbe dovuto collocare l'Apollo in orbita stabile attorno alla Terra. Dal controllo missione di Houston fu impartito al computer di guida dell'Unità Strumentale del Saturn V, di spingere il razzo sino a liquidare il contenuto dei serbatoi del 2° stadio. Questo ebbe lo scopo di compensare la perdita ed evitare di collocare gli astronauti su un'orbita balistica che li avrebbe fatti schiantare in sud africa. Per maggiori dettagli, consiglio al pubblico di visionare il magnifico capolavoro del regista Ron Howard.
Apollo 14 lanciato con tutte le sicurezze necessarie per prevenire i disastri che avevano rischiato di uccidere l'equipaggio precedente, partì per la Luna quasi un anno dopo l'incidente di Apollo 13. Rischiò però di non riuscire ad arrivarci. Infatti durante il docking (la fase in cui il CSM, estraeva dal terzo stadio del Saturn V il modulo lunare), i dispositivi di aggancio si erano ghiacciati a causa di acqua piovana infiltrata nei meccanismi della sonda, durante i temporali dei giorni precedenti al lancio. Solo dopo innumerevoli tentativi (quasi sull'onda della decisione di abortire la missione), gli astronauti riuscirono ad "infilzare" con forza il modulo e a scendere sulla Luna. Mentre lo facevano però, come per Apollo 11, il radar di atterraggio andò fuori uso. Gli astronauti dovettero allora affidarsi al loro istinto di piloti, con l'ansia e il terrore di poter impattare contro qualche vetta sottostante, non rilevata dal radar di atterraggio fuori uso. Se non altro, la discesa sulla Luna, fu turbata da inspiegabili disturbi al funzionamento del computer del LEM, che continuava a resettarsi senza preavviso, rischiando di innescare l'esecuzione improvvisa del programma di aborto che avrebbe separato lo stadio di discesa da quello di salita, con chissà quali conseguenze orbitali. Su consiglio di Houston il programma di aborto fu escluso dagli astronauti azionando un interruttore. Questo consentì agli astronauti di allunare senza altre difficoltà. In seguito si appurò che il rischio di questa esclusione era stato molto alto. Se qualcosa non fosse andato nel verso giusto, gli astronauti avrebbero dovuto abortire la missione in modo "manuale", ovvero impiegando un lasso di tempo non trascurabile, necessario a configurare i sistemi secondo la "check list" del piano di volo.
Durante l'esplorazione del suolo lunare, agli astronauti fu chiesto per la prima volta di allontanarsi a piedi di parecchie centinaia di metri dal LEM, nel tentativo di raggiungere il bordo del cratere "Cone". Fu un tentativo fallimentare, perchè gli astronauti faticarono non poco per raggiungerlo. L'eccessiva inclinazione del pendio, li portò ben presto ad ansimare e fu loro ordinato di fermarsi e ritornare alla base. Ci si rese conto più tardi che, quando gli astronauti si voltarono delusi per rientrare, erano arrivati a soli 30 mt dal bordo del cratere. Gli uomini dell'Apollo 14 furono anche i primi ad accusare i tipici segni del disorientamento dovuto all'alienità della superficie lunare. Infatti, pare che non raggiunsero il cratere "Cone" proprio perchè si stavano muovendo in maniera parallela al bordo del cratere stesso, convinti che la direzione fosse quella giusta. Si appurò in seguito, che fu proprio l'orizzonte lunare troppo vicino a trarre in inganno gli astronauti. Una collina sull'orizzonte pareva a vista molto vicina, ma a causa della curvatura del terreno che aumentava più si guardava in lontananza, in realtà era molto più distante.
Gli astronauti erano inoltre dotati di un carrello a due ruote (MET in gergo) necessario a trasportare la maggior parte delle attrezzature scientifiche sulla superficie lunare, che data la sua leggerezza, più volte rischiò di ribaltarsi. Per tutti questi inconvenienti l'esplorazione fu caratterizzata da un forte ritardo che ne dimezzò purtroppo gli esperimenti riusciti.
Apollo 15 avrebbe dovuto far riprendere l'orgoglio tecnico di quanti furono umiliati dagli insuccessi precedenti. Tutto andò per il meglio sino a quando David Scott non parcheggiò il modulo lunare Falcon, con una zampa dentro ad un piccolo cratere. Questo errore, stava quasi per compromettere l'angolo massimo con cui il modulo di risalita avrebbe dovuto ricongiungersi al pilota del CSM in orbita. In poche parole, se fossero partiti troppo inclinati, avrebbero rischiato di non imboccare la traiettoria giusta e di perdersi nello spazio. Parliamo poi della tanto discussa automobile lunare (Rover), che secondo i complottisti, era troppo pesante per arrivare sulla Luna attaccata ad una fiancata del LEM.
Infatti, durante l’uso sul suolo lunare, si dimostrò così massiva, che James Irwin il passeggero di Scott, rischiò più volte di vomitare nella tuta a causa del mal d'auto provocato dagli ondeggiamenti eccessivi di questo leggerissimo automezzo. Una volta giunto sulla Terra (probabilmente stravolto), aveva confessato ai cronisti, che più volte aveva temuto il ribaltamento del veicolo. Aveva inoltre confessato di essersi chiesto più e più volte se lui ed il suo compagno di esplorazione, sarebbero mai riusciti ad uscire da sotto la rover in caso di questi incidenti. Sulla Luna poi, non esistendo strade, la presenza di dolci pendii (anche con variazioni del 30%), facevano sempre scorgere all'ultimo momento un cratere o un masso. Tutto questo costringeva il pilota a compiere rapide virate con il rischio di perdere lungo il tragitto il suo unico passeggero. Credo che come i complottisti a quel punto, gli astronauti si erano chiesti come mai al posto di una Rover Lunare, non si fosse deciso di portare sulla Luna un telescopio.
Apollo 16 infatti, forse sotto le pesanti dichiarazioni di Irvin, portò sulla Luna sia una Rover che un telescopio. Tutto andò per il meglio e fu consigliato agli astronauti John Young e Charlie Duke di non forzare troppo la mano con l'acceleratore della Rover. Apollo 16 tornò dalla Luna con le foto più scandalose dell'intero programma. Infatti per una causa ancora ignota, nella macchina fotografica di John Young entrò della polvere che sporcò l'obbiettivo, degradando irreparabilmente tutte le foto scattate (vedi il sito: http://www.apolloarchive.com/ sezione Apollo 16). Se non altro John Young, preso dalla frenetica attività lunare, ruppe il cavo di alimentazione di uno strumento ALSEP (costato decine di migliaia di dollari), necessario a misurare il flusso di calore interno dalla Luna. Lo mise così definitivamente fuori uso, limitando di molto quello che si sarebbe potuto appurare sulla struttura geologica interna della Luna.
Apollo 17 fu un successo sotto tutti i fronti (infatti i tecnici avevano appreso dagli errori precedenti). Purtroppo però mentre la missione volgeva al termine, i coronografi solari della NASA, facenti parte del gruppo di sorveglianza solare SPAN (Solar Particle Alert Network) posti sulla Terra, registrarono un improvviso Flare solare, che scaricò nello spazio in direzione della Terra una nuvola immensa di particelle e radiazioni letali per l’uomo. Gli astronauti, avvisati di questo guaio riuscirono però a rientrare in tempo (senza accorciare la missione) all'interno delle fasce di Van Allen, prima che questa nuvola investisse la Terra. Infatti, è risaputo che un'eruzione di particelle solari, non si propaga nello spazio alla velocità della luce, ma a velocità molto inferiori. Questa certezza, convinse la NASA della fattibilità del progetto Apollo, data che un getto di materia solare, una volta scovato dal sistema di sorveglianza attiva, avrebbe impiegato giorni, per coprire i 150 milioni di km che dal Sole, la separava dal sistema Terra-Luna. Certi di contare su un certo margine di sicurezza, tutti gli Apollo, volarono con estrema fiducia verso la superficie lunare.
Come si può notare a questo punto, non è assolutamente vero che le missioni lunari Apollo, furono tutte perfette! Anzi!
La storia della gravità lunare anomala ...
Quando i teorici del complotto lunare commentano le riprese video effettuate nel corso delle missioni lunari Apollo, affermano di vedere nelle scene molto irrealismo. La polvere spostata dai piedi degli astronauti, ad esempio, ricade al suolo con un'anomala parabola e ad un'attenta analisi, si può facilmente valutare che anche i movimenti effettuati dall'equipaggio, avvengono troppo velocemente per quello che potrebbe consentire il peso di una "vera" tuta spaziale. Se non bastasse, aggiungono, anche i balzi da canguro che sembrano compiere gli astronauti, rileverebbero una sospetta semplicità d'esercizio, attribuibile al prodotto facilmente confezionabile, della camera a vuoto della NASA. Questo laboratorio infatti, permetterebbe a loro giudizio, di simulare abbastanza fedelmente l'assenza di gravità anche qui sulla Terra. Secondo i teorici del complotto, infatti, i cospiratori della NASA, si sarebbero serviti di laboratori come questi, per realizzare in appositi set cinematografici, tutto il materiale divulgativo disponibile (foto, dati e video), circa il "finto" sbarco umano sulla Luna.
Affermazioni come queste, continuano a denotare una conoscenza approsimativa delle leggi della fisica e dei metodi necessari per ricreare almeno in parte le condizioni di microgravità presenti nello spazio. Innanzitutto partendo dalla fine, è necessario precisare, che non è assolutamente possibile tramite una camera a vuoto, simulare le condizioni di assenza di gravità. Questo perchè in fisica, il fenomeno del "vuoto spinto", ovvero l'assenza di atmosfera, non ha proprio nulla a che vedere, con il concetto di "assenza di peso", che è una condizione particolare sperimentata da un corpo lanciato in caduta libera, e comunque, la presenza del primo, non induce in nessun modo la conseguenza del secondo. E' vero che la NASA possiede un grande laboratorio dove l'è possibile creare il vuoto spinto, ma questo è utilizzato dall'ente americano solo ed esclusivamente per testare le apparecchiature e i mezzi spaziali che dovranno raggiungere lo spazio. Talvolta, tale "stanza aspirata" è utilizzata anche per addestrare gli equipaggi alle condizioni estreme dell'ambiente spaziale (vuoto e temperature ridotte), anche se purtroppo, durante la fase della simulazione, gli astronauti, devono sopportare per tutto il tempo necessario, l'opprimente peso della tuta spaziale, che trovandosi con l'astronauta in un ambiente "statico", è soggetta alla gravità terrestre (1 g) e a tutte le condizioni che ne conseguono.
Per addestrare gli equipaggi all'assenza di gravità, si rende necessario avvalersi di mezzi ben più complessi, studiati per trascinare gli equipaggi e le apparecchiature da testare, in condizioni di "caduta libera". Vengono utilizzati, quindi, alcuni tipi di aerei, dove al loro interno sono ricavati gli spazi necessari alla simulazione, protetti da fusoliere imbottite e strutture di supporto, che consentono al prezioso carico umano in fase di addestramento, di sopportare le forti sollecitazioni che richiede la ricerca delle condizioni di micro-gravità. Solo per alcune decine di secondo, percorrendo una traiettoria iperbolica prestabilita, seguita da forti accelerazioni e decelerazioni, si riesce a sottrarre l'equipaggio (ma non solo) alla gravità terrestre, permettendogli di fluttuare all'interno della fusoliera, ricreando, seppur per breve, le condizioni di peso che si hanno nello spazio. Per un lasso di tempo variabile, che può andare dai 20 ai 30 secondi (a seconda del tipo di aereo utilizzato e dalla traiettoria seguita), ci si trova in assenza di peso e si riesce a simulare molto bene le condizioni che si trovano volando a bordo di una navicella spaziale, quando si spengono tutti i sistemi di propulsione.
Questo però è il tempo massimo simulabile a Terra. Nei video ripresi a bordo dell'Apollo, invece, si vedono gli astronauti, eseguire le loro operazioni di volo in assenza di peso, per parecchi minuti, dimostrando che quelle scene, sono state davvero girate nello spazio! Il video che vi propongo di seguito, mostra l'equipaggio dell'Apollo 10, muoversi in assenza di peso, all'interno del Modulo di Comando "Charlie Brown". E' importante notare la lunga durata della sequenza in cui Tom Stafford e Eugene Cernan, si lanciano la torcia tascabile.
Il video che vi propongo di seguito, mostra, invece, il comportamento dell'acqua in assenza di gravità. Il video fu girato nello spazio profondo, mentre il CSM "Columbia" ritornava verso la Terra al termine dell'esplorazione lunare, compiuta nell'ambito della missione Apollo 11. La voce narrante è quella di Mike Collins, pilota del Modulo di Comando. Le riprese, invece, sono state effettuate da Buzz Aldrin. Notare nel filmato il comportamento del liquido contenuto nel cucchiaio. La grande console di comando dell'Apollo appare in secondo piano. La scena in tutto dura più di 20 secondi, a testimoniare che tale ripresa, è stata effettuata nello spazio.
L'aereo a gravità, è utilizzato tuttora dagli astronauti che compiono il training per la preparazione generica ad una missione spaziale. Per la parte specialistica e per collaudare le attività extra-veicolari, che gli astronauti dovranno poi espletare una volta giunti in orbita, si utilizza, invece, la grande piscina della NASA (NBL: Neutral Buoyancy Laboratory), presente nel centro di addestramento equipaggi di Houston in Texas.
Nelle foto qui sopra, alcuni momenti del trainig degli astronauti dell'Apollo sull'aereo per la micro-gravità. E' importante notare la presenza di pareti imbottite necessarie a proteggere l'equipaggio, durante la fasi di accelerazione e decelerazione del volo di addestramento e dei cavi per sostenersi in piedi. Nella foto a sinistra, Alan Shepard, comandante di Apollo 14, sperimenta con l'aereo speciale, la microgravità lunare. Nella foto centrale, insieme al suo collega Edgar Mitchell si esercita a trainare il carrello MET (Modularized Equipment Transporter), sempre in condizioni di microgravità. Nella foto a destra, invece, l'astronauta Alfred Worden (pilota del Modulo di Comando "Endeavour" di Apollo 15), si esercita in condizioni di assenza di peso a recuperare le attrezzature speciali installate in un mockup della "SIM bay" del Modulo di Servizio, quest'ultimo installato a bordo dell'aereo a gravità in versione ridotta, a causa del poco spazio disponibile.
Il profilo di volo di un aereo a zero G:Anche l'Agenzia Spaziale Europea (ESA), dispone di un aereo per creare le condizioni di microgravità. Questo, un Airbus A300, è utilizzato sia per l'addestramento degli astronauti europei, che per lo studio e collaudo di apparecchiature destinate al funzionamento nello spazio. Il grafico riportato qui sotto, mostra l'andamento della traiettoria seguita dal Jumbo per creare circa 20 secondi di assenza di peso. Questa situazione, si ha solo nel tratto compreso del rettangolo azzurro. A precedere e a seguire quegli istanti, ci sono due grosse accelerazioni, che sottopongono gli astronauti, l'equipaggio, i piloti e tutte le attrezzature poste a bordo, a pressanti forze dinamiche, che possono raggiungere anche i 2G. Il diagramma che vi propongo di seguito, mi è stato gentilmente fornito dall'amico Giuseppe De Chiara, di Telespazio Napoli, il quale è uno dei fortunati passeggeri, ad aver volato a bordo dell'A300 dell'ESA.
Assenza di gravità e metodi obsoleti per la simulazione a Terra:
Agli albori delle imprese spaziali, la NASA dovette studiare alcuni metodi per simulare le condizioni di microgravità, che gli astronauti avrebbero trovato una volta giunti sulla Luna. Per fare questo costruì questa piccola attrezzatura a fili (vedi foto a lato), che applicata con un certo criterio fisico ad un astronauta che camminava su di un piano perpendicolare al suolo, avrebbe consentito a quest'ultimo di sperimentare una semplice e saltellante passeggiata lunare. Questo scomodissimo metodo però, fu quasi subito abbandonato, perchè non consentiva all'astronauta di muoversi liberamente, ma soprattutto di provare le manovre necessarie e l'utilizzo delle apparecchiature che lo avrebbero accompagnato sul suolo lunare. Dato che il metodo era anche molto scomodo (l'astronauta subiva comunque sul corpo il peso inflitto dalla gravità terrestre), fu optato come metodo definitivo ed efficiente, la simulazione aerea, che come è facile capire, offriva molto di più in termini di libertà di movimento.
Assenza di gravità e metodi moderni per la simulazione a Terra:
Solo recentemente, la NASA, per addestrare gli astronauti alle lunghe attività extraveicolari (EVA), necessarie per assemblare le varie parti della stazione spaziale internazionale (ISS), ha introdotto come palestra di "training" all'assenza di gravità, una piscina gigantesca (la più grande e profonda del mondo). Il suo nome in codice è NBL, che non è altro che l'acronimo di Neutral Buoyancy Laboratory (Laboratorio di Galleggiabilità Neutrale). Esso si trova presso il JSC di Houston. La piscina è lunga 62 mt, larga 31 e profonda 12. Contiene circa 22.7 milioni di litri d'acqua che vengono riciclati e puliti in circa 19,5 ore. In essa, sono immersi modelli identici dei moduli spaziali, che dovranno poi essere assemblati in orbita. Gli astronauti nelle loro tute pressurizzate opportunamente zavorrate, vengono immersi in essa. Grazie alla spinta di Archimede, gli astronauti, possono fluttuare liberamente nell'acqua, talvolta restando fermi nella posizione in cui sono. Questo metodo, consente all'addestrando di familiarizzare con l'assenza di peso e di collaudare con tutto il tempo necessario (e non in maniera frenetica come sull'aereo), le proprie manovre spaziali.
Per approfondire meglio, ecco i link della NASA: NBL Home Page -- Caratteristiche tecniche principali -- Immagini
Successivamente, analizzando l'anomalia della polvere lunare sollevata dai piedi degli astronauti, va detto che è vero che si comporta anormalmente, ma solo se confrontata a come lo farebbe qui sulla Terra. Essa infatti, nei video dell'Apollo, ricade tutto intorno con una parabola perfetta, cosa che non accadrebbe di certo se nella scena di ripresa fosse presente un'atmosfera. Sulla Terra infatti, la polvere per ricadere deve attraversare l'aria che la separa dal suolo. Questa inevitabilmente si mescola ad essa, provocando nella polvere rivoli e nuvole. Nei filmati lunari questo non accade, la polvere ricade al suolo seguendo una traiettoria balistica ideale, che mostra in modo inequivocabile la realtà delle immagini realizzate nel vuoto spinto dello spazio. Il video che vi propongo qui sotto, dimostra benissimo quanto spiegato sino a ora.
Per dimostrare che le foto e i video sono veramente stati ripresi in condizioni di assenza d'atmosfera e di micro-gravità, si osservino gli esperimenti che ha eseguito il comandante di Apollo 15 David Scott sulla superficie lunare. Egli voleva dimostrare, come in assenza di aria e quindi di attrito, un martello ed una piuma, cadevano regolarmente, raggiungendo nello stesso istante il terreno. Lasciandoli cadere dai guantoni della tuta, raggiunsero il suolo nello stesso istante, a dimostrazione che le teorie di Mr. Galileo (come lo chiamò Scott) sulla caduta dei gravi nel vuoto erano vere. Se la scena non fosse stata ripresa sulla Luna, la piuma a causa dell'attrito con l'aria sarebbe arrivata al suolo poco dopo il martello e non contemporaneamente. Inoltre il lasso di tempo che impiegano gli oggetti a toccare suolo, implica il loro ridotto peso causato dalla micro-gravità lunare. Di seguito il video di David Scott durante l'esperimento sopraccitato:
Basta comunque osservare i video delle missioni Apollo per rendersi conto dell'alienità della superficie lunare. Gli astronauti si muovevano lentamente per non cadere e assumevano un aspetto goffo quando si fermavano. Tutto questo per non alterare un baricentro già critico adatto solo alla gravità terrestre. Un astronauta sulla Luna in caso di caduta (si veda il video disponibile in seguito), era in grado di alzarsi in piedi utilizzando solo la spinta di un braccio, cosa impossibile da riprodurre qui sulla Terra. Di seguito un video esplicativo di Apollo 17:
Anche il famoso salto dell'astronauta John Young, comandante della missione Apollo 16, mostra tutte le proprietà della debole gravità lunare. Durante una delle attività extra veicolari in programma, si fece fotografare (Foto: AS16-113-18339) dal collega Charlie Duke, mentre eseguiva un "salto lunare". Quest'evento fu ripreso anche dalla telecamera teleguidata del Lunar Rover (l'automobile lunare che era stata parcheggiata alle sue spalle), da cui è stato ricavato il video sotto riportato. Dai calcoli effettuati successivamente si valutò che l'astronauta, si sollevò di circa 42 centimetri dalla superficie a gambe dritte, puntando solo la punta dei piedi, con tutto il peso dell'ingombrante tuta a pressione completa di zaino PLSS (Portable Life Support Subsystem), addosso. Sulla Terra con tutto l'equipaggiamento un astronauta lunare, pesava circa 180 kg. Dato che la gravità lunare è circa 1/6 di quella terrestre, Mr. John Young al momento del salto, pesava circa 30kg. Grazie a questa notevole riduzione, rimase sospeso nel vuoto per circa 1,45 secondi, prima che i suoi piedi potessero toccare nuovamente il suolo lunare. Di seguito il video esplicativo di Apollo 16 che ritrae il salto di John Young:
La storia dell'orizzonte anomalo ...
Un fatto tanto discusso e acclamato dai dai teorici del complotto (soprattutto nelle trasmissioni TV) è la presunta anomalia dell'orizzonte lunare. Secondo il loro punto di vista, infatti, si troverebbe troppo vicino alla scena fotografata o ripresa, per essere vero. Sarebbe stato infatti impossibile per i simulatori della NASA, ricostruire in una sala di posa, un orizzonte con tutte le caratteristiche di uno reale.
Chi sostiene questa teoria dimostra ancora una volta di non conoscere per nulla le leggi della fisica che regolano l'andamento dell'orizzonte di un pianeta, in base alla sua effettiva grandezza. Se prendiamo un comunissimo atlante geografico o anche il libro su cui studiano i bambini alle elementari, ci imbatteremo sicuramente nelle pagine dedicate ai pianeti del Sistema Solare. Se guardiamo il diametro della Terra ci accorgeremo che esso è di circa 12.755 km. Se osserviamo quello della Luna invece, noteremo che è di 3400. Se la matematica non è un'opinione, il rapporto tra le dimensioni è di circa 1/4. Questo vuole dire che la Luna è 4 volte più piccola della Terra (per la precisione 3,7). Il suo orizzonte quindi é molto più vicino di come apparirebbe agli stessi occhi di un osservatore che si trovasse a scrutare l'orizzonte terrestre! E' una cosa assolutamente normale e dipende interamente dalla grandezza del corpo celeste da cui si osserva! Esiste infatti una legge matematica, che descrive in maniera inequivocabile, a quanto apparirebbe la linea dell’orizzonte, ad un ipotetico osservatore posto sulla superficie di un pianeta qualsiasi. La formula è la seguente:
Dove: “ds” è la distanza (espressa in chilometri) dell’orizzonte dall’osservatore, “h”, l’ altezza (in metri) del suo punto di vista dalla superficie d’appoggio e “rp” (in chilometri) il raggio della sfera, o nel nostro caso, del pianeta da dove egli osserva. In merito alla Terra, considerando l’altezza media di un uomo di 1,7 metri, l’orizzonte si troverebbe a circa 4,65 km. Sulla Luna invece, un astronauta avente la stessa altezza dell’uomo posto sulla Terra, vedrebbe la linea dell’orizzonte a 2,43 km. Questo vuol dire che l’orizzonte lunare, rispetto a quello terrestre, appare più vicino di:
4,65 / 2,43 = circa 1,91 volte
Fu proprio Buzz Aldrin, astronauta della missione Apollo 11, a mettere per primo in evidenza la vicinanza dell'orizzonte lunare. Dopo essere sceso sulla superficie si rivolse a Houston con la frase: "Accidenti, non c'è dubbio che ci troviamo su di una sfera!", puntualizzando inoltre come la superficie assumesse un aspetto piuttosto curvo, piú si guardava in distanza. Se desiderate approfondire il discorso della distanza dell'orizzonte da un ipotetico osservatore, posto sulla superficie di un qualsiasi pianeta, consiglio di accedere alle pagine di questo sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Orizzonte. Troverete tutte le formule necessarie per valutare attentamente ogni singolo punto di vista. Provare per credere!